In campo odontoiatrico viene utilizzata anche l’elettromiografia, metodica elettronica di registrazione del potenziale d’azione delle fibre muscolari; tale strumento rappresenta certamente la tecnica di indagine di elezione per lo studio della componente muscolare dell’apparato stomatognatico e viene adoperato in campo disfunzionale nonostante non venga considerato completamente “valido” nello studio dei disordini temporo-mandibolari.
È opportuno ricordare che l’esame elettromiografico rappresenta, in associazione all’esame gnatografico, un valido aiuto per attuare una corretta diagnosi ed un’adeguata terapia. L’uso e la valutazione dell’EMM, intesa come unico ed isolato metodo diagnostico per la valutazione della funzionalità dell’apparato stomatognatico, non dice nulla su quella che è la reale posizione della mandibola e sullo stato di salute dell’ATM.
IPer poter dare un giudizio sull’attendibilità di una posizione di riposo con criteri elettromiografici è necessario monitorare contemporaneamente almeno 4 muscoli bilateralmente: il massetere, il fascio anteriore ed il fascio posteriore del muscolo temporale ed il musco- lo digastrico.
INella pratica odontoiatrica è di uso comune avvalersi di elettrodi di superficie rispetto alle “derivazioni ad ago” utilizzate dai neurologi; questo risponde all’esigenza di semplicità d’uso e soprattutto, grazie alla non invasività ed incruenza, rende più accettabile da parte del paziente l’esame .
IL’uso di tale metodica risponde alla necessità di poter effettuare registrazioni di attività integrate del sistema e confrontare l’attività muscolare con i movimenti mandibolari ed articolari.Lo scopo delle registrazioni è quello di indagare sullo stato di tensione muscolare e sulle possibili interferenze che i muscoli possono dare o ricevere nel movimento mandibolare; inoltre, tramite l’applicazione contemporanea di elettrodi di superficie è possibile valutare l’attività “in toto” della componente muscolare durante la varie funzioni dell’apparato sto- matognatico.
